Nasce così la prima norma ISO per certificare i sistemi di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro e che contribuirà a modernizzare uno standard ormai datato, allineandolo all’approccio HLS (High Level Structure), come già la UNI EN ISO 9001:2015 (Sistema Gestione Qualità) e la UNI EN ISO 14001:2015 (Sistema Gestione Ambiente).
Con la sua pubblicazione nel Marzo 2018, è iniziato il periodo di migrazione: le organizzazioni avranno infatti tre anni (Marzo 2021) per adeguare il precedente sistema di gestione della sicurezza.
Durante tale periodo, saranno valide sia le certificazioni emesse a fronte della ISO 45001:2018, sia quelle rilasciate secondo la BS OHSAS 18001:2007 che però dovranno riportare la data di scadenza dell’11 Marzo 2021.
Inoltre, a partire dal 12 Marzo 2020, gli audit di certificazione di sistemi di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro potranno essere eseguiti solo secondo i requisiti della norma ISO 45001:2018.
Se, l’organizzazione non sarà in grado di compiere la migrazione entro il termine dell’11 Marzo 2021, la transizione dovrà rispettare i seguenti criteri:
- Entro un anno dalla scadenza, la transizione potrà avvenire mediante un audit in campo di durata almeno pari a quella di un rinnovo;
- Oltre un anno dalla scadenza, sarà necessario un audit iniziale e quindi si emetterà un nuovo certificato.
Tra le principali novità introdotte ritroviamo
- una maggiore attenzione al contesto in cui opera l’organizzazione, la cui analisi, fornisce all’organizzazione stessa un insieme di conoscenze utilizzabili, sia a livello strategico che operativo, per orientare i propri sforzi nell’attuazione e miglioramento del SGSS;
- una maggiore attenzione alla partecipazione e consultazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti. L’organizzazione dovrà quindi creare le condizioni idonee ad assicurare tale partecipazione;
- un focus sulla consapevolezza dei lavoratori, fondamentale per assicurare la prevenzione dei rischi e sulla loro competenza, termine che sostituisce “formazione”, sottolineando così il ruolo attivo e non più passivo del lavoratore che deve essere quindi in grado di riconoscere i rischi del proprio posto di lavoro e le potenziali situazioni di emergenza;
- una maggiore libertà nella struttura documentale senza però perderne in adeguatezza e idoneità al raggiungimento del risultato ed una maggiore attenzione ad una comunicazione efficace che consideri le differenze di genere, provenienza e cultura;
- un focus sulla valutazione dei rischi che vada a considerare
- i rischi legati al prodotto, comprese le fasi di progettazione e sviluppo
- i rischi per i lavoratori impiegati all’esterno
- il fattore umano ed il cambiamento.
Per maggiori info:
info@diellemme.it