Il 13 Giugno è stata approvata definitivamente la legge di conversione del c.d. Decreto Sblocca Cantieri.
Tra i provvedimenti, in materia di rifiuti c’è la questione “End of Waste”.
L’emendamento stabilisce che, “nelle more dell’adozione di uno o più decreti”, torna alle Regioni la competenza ad emettere le autorizzazioni agli impianti per il trattamento dei rifiuti.

Ma, cosa si intende per “End of Waste”?

Il termine, tradotto in italiano significa Cessazione della qualifica di rifiuto e si riferisce ad un processo di recupero eseguito su un rifiuto, al termine del quale esso perde tale qualifica per acquisire quella di prodotto e tornare a svolgere un ruolo utile.
In pratica, un rifiuto cessa di essere tale quando è stato sottoposto ad una operazione di recupero e soddisfa precise condizioni:

  • è comunemente utilizzato per scopi specifici
  • esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto
  • la sostanza o l’oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti
  • l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana.

Il tutto va visto anche nell’ottica di raggiungimento di determinati obiettivi stabiliti in Europa.

Con il “Pacchetto per l’economia circolare”, l’Europarlamento ha deliberato nuovi target per il settore del riciclo: si prevede entro il 2025 un quantitativo di rifiuti domestici e urbani avviati a riciclo pari al 55% (quota destinata a crescere nel corso del tempo fino al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035).
Nello specifico, rispetto al 2025 e al 2030:

  • carta e cartone dovranno raggiungere quote di riciclo pari al 75% e successivamente pari all’85%
  • la plastica dovrà raggiungere quote di riciclo pari al 50% e successivamente pari al 55%
  • il vetro dovrà raggiungere quote di riciclo pari al 70% e successivamente pari al75%
  • il packaging dovrà raggiungere quote di riciclo pari al 65% e successivamente pari al 70%

Inoltre, entro il 2035, dovrà finire in discarica al massimo una quota pari al 10%
L’Italia, ad oggi, ne conferisce ancora il 28%.